Agenda dei poeti 2005

8 aprile 2005

EQUINOZIO

Dall'alto, dalla cima della vetta
più alta, scorgo solcate dai trasporti
d'uomini e cose, piccole le vie,
piccola la piazza dai sei fari
a valle. Annidano casine su minori
alti colli a me d'intorno: contemplano
in orgogliosa ripida vertigine
l'orrido del burrone aspro nel basso.

Làbile, l'umano è in festa grande
laggiù, oggi timido, mutevole nel tempo,
mentre fervido ammanta le stradine,
per il sacro corteo, di fiori e fede.

Filo d'argento fine, questa cima
è come una tribuna per i miei
pensieri più eccelsi: terre là, al Sud
piene di sete e di silenzio tenue,
di grigioperla e di brùmale freddo,
di questa valle senza tempo immersa
nei suoi mille ricordi, ampia e sinuosa.
Valle che accumula leggende, mentre
al tramonto cantando scende il vento
stanco di trascinarsi sulle cime.

Ed in fondo... il mare, mare di schiuma
che alacre, umano il brulichio accarezza
spumeggia e copre, fin quasi a volere
velare la bellezza della vita,
la "felice esistenza" tante volte
anelata dall'uomo e mai avuta
al suo supporre, pieno di tristezza:

si spezza e passa precària dalla notte
la vita. Diventa adesso eterna nella luce.

Paolo Santangelo - Torino