Agenda dei poeti 2007

30 gennaio 2007

I DUE FUGGIASCHI

Due furono i pennuti fuggitivi
in cerca della loro libertà.
Primo fu il Duca, cardellino altero,
di piumaggio stupendo,
regale portamento e testa fiera.
Se ne stava sul trespolo più alto,
in silenzio, per intere giornate
e vigile accettava che gli offrissi
acqua e granaglie.
Se arrischiavo qualche confidenza,
si scagliava alle sbarre,
le afferrava col becco e con gli artigli,
voleva oltrepassarle.
A volte prorompeva all'improvviso
in un canto potente e melodioso,
con varianti incredibili
e un finale tutto personale.
Stupiti ascoltavamo
emergere da un petto così esiguo
note tanto squillanti e poderose.
Un bel giorno
la gabbia apparve vuota
e le sbarre del tetto
deformate dalle sue spalle indomite.
Così evase il Duca.
L'altro fu l'usignolo del Giappone,
che chiamammo Scion Scion.
Era d'aspetto bello e familiare,
sembrava di ascoltare sottovoce
zampillare una fonte
o l'acqua di una roggia.
Si avvicinava affabile,
l'occhio lucente,
il petto variopinto.
Mentre un giorno le offrivo il pomodoro,
sfrecciò veloce sotto la mia mano,
varcò la porticina e in un istante,
scomparve all'orizzonte.
Ma qualche giorno dopo,
sugli alberi di fronte al mio portone
si sollevò un gorgheggio a cui rispose
un parlottio sommesso di sorgente.
I due fuggiaschi non erano lontani
e il loro canto libero fluiva
come un saluto.
Per lungo tempo ancora li ascoltammo;
per primo sparì il Duca.
Forse Scion Scion si prese una compagna,
fondò una dinastia
e, in un più vasto tratto dei dintorni,
si fa ascoltare ancora.


Angela Amisano - Genova