Agenda dei poeti 2017

1 gennaio 2017

CHE NE HAI FATTO DELLA TERRA,HOMO SAPIENS?

E cosa hai fatto, uomo misero, del mondo,
di quel dono ricevuto sin dall’alba della vita
irradiato dal suo astro e col mare suo profondo
come un prato di smeraldi dentro l’anima infinita,
cos’hai fatto della Terra ove hai posto il fiero piede
quando il fuoco e le caverne raccontavano i tuoi miti,
quando tu eri padrone e il seme tuo il degno erede
d’ogni flora e di ogni fauna e dei tuoi propizi riti,

cos’hai fatto nella storia della tua gloriosa terra
che hai venduto ai neri spettri per un soldo di potere,
hai col sangue dissetato di ogni martire di guerra
questo suolo martoriato, le sue nobili bandiere,
 hai seguito e tramandato l’ardua impresa di Caino
con l’inerme e acerba vita di quel docile fratello
e in tal guisa hai calpestato l’alto monito divino
nel suo sacro testamento come inutile fardello.

Che ne hai fatto tu meschino, dei mirabili valori
della pace, fratellanza, la giustizia e l’eguaglianza,
che ne hai fatto dei diritti, dei più validi tesori
dello spirito e del corpo, viva luce di speranza?

Hai soffiato sulla vita ogni vento di tempesta
e distrutto ogni riparo, ogni fede ed ogni altare,
di quei popoli affamati solo il pianto adesso resta
e le voci disperate che si spengono nel mare!

Terra e pane hai tu negato a quelle mani mutilate
alle bocche inaridite, alle membra atrofizzate,
acqua e terra a quelle braccia tra le zolle dilaniate
che giammai disseteranno piante amare avvelenate,

hai distrutto l’innocenza
dentro il cuore di un bambino
che inseguiva un aquilone nell’azzurro di un cortile,
hai vestito del tuo odio e dei panni di un cecchino
quelle piccole manine sopra il calcio di un fucile
e di sangue hai tu irrigato la tua terra rinnegata
che ti ha accolto tra i vagiti nella gioia di una madre,
hai bruciato ogni bandiera dalla storia celebrata
calpestando la speranza del futuro in ogni padre,

hai innalzato muri infami
tra i confini e dentro il cuore
tra le razze e sulla pelle costellata di colori
e il tuo Dio hai rinnegato col vangelo del terrore
distruggendo le sue leggi, la sua terra e i suoi tesori!
Or riposa pur se vuoi sul tuo scranno del potere
che troneggia su rovine, sopra lutti e distruzione,
or tu regna nei deserti delle inutili frontiere
come Re senza corona, col suo mitra e il suo plotone.

Ahi tu misero quel giorno che pur nudo come verme
prostrerai l’amara fronte sopra un baratro di pianto
e spogliato delle armi, con la fredda schiena inerme
striscerai tra vive fiamme
che t’avvolgono di schianto,
che sarà del tuo potere, della sete di conquista,
dei tuoi idoli innalzati sopra altari insanguinati,
che sarà della tua anima inchiodata a quella lista
che separa dalla luce le ombre nere dei dannati,
a qual demone hai venduto il sacro dono della vita,
questo fiore assai prezioso che hai rubato ai figli tuoi
ed il cuor che ancora batte dentro l’anima ferita
della dolce Madre Terra che ti ha offerto i seni suoi?

E che hai fatto, uomo infame,
del tuo luminoso mondo,
da quell’alba della storia che ha cullato il tuo vagito,
da quel giorno che la bestia col suo lume già fecondo
ha rialzato la sua schiena e sepolto il suo ruggito?

Tra i millenni pur trascorsi dalla pietra ai nucleari
non hai forse tu infarcito la tua splendida ragione
del più nobile progresso con traguardi planetari
passeggiando tra le stelle con intrepida missione?

E perché calpesti ancora la tua terra e i tuoi fratelli
ricacciando la tua storia tra la bestia e le caverne,
a che vale il tuo progresso,
l’alta scienza dei cervelli,
se hai distrutto con la guerra
le supreme leggi eterne?

E perché calpesti ancora la tua terra
e i tuoi fratelli
ricacciando la tua storia tra la bestia e le caverne,
a che vale il tuo progresso,
l’alta scienza dei cervelli,
se hai distrutto con la guerra
le supreme leggi eterne?

Spegni, uomo,
quei tuoi mostri che devastano la terra,
spegni l’odio in fondo al cuore
che travolge ogni frontiera,
placa il vento di tempesta sui tamburi della guerra
perché soffi sui colori di ogni libera bandiera,

lava adesso, col tuo pianto,
le ferite alla tua terra,
prostra il capo... nel silenzio...
e inginocchiati in preghiera!


Luigi Antonio Pilo - Messina Torre-Faro