Agenda dei poeti 2008

6 luglio 2008

CHIAMATA DAL CIELO

Mani,
che di lacrime tamponano
il mio viso e cuore esanime.
Mani,
intrise a sangue implorano
di non gestir
quel mal perire.
Nel corpo troppi segni,
nel cuore troppi sbagli,
eppur non sono degni
d'infierire tali tagli!.
"A cosa servono le mani"
su un nastro t'ho inciso,
dolce bel pensiero
che m'avevi condiviso;
e invece d'improvviso
mi viene a sì mancare,
ma non dal rassegnare
dove il fine è naturale.
Il funesto è recepire
che non è mancato il male.
Una sorte tanto amara
mentre mi eri così cara...
Ma come posson rinunciare
alla tua bellezza rara!
Se mi devi lasciare,
dal mio cuor non puoi fuggire.
Torna a elaborare
tutto quel di te vissuto.
I tuoi occhi color prato,
le tue chiome grano perlato;
in amore anch'io ho perduto
sì perché t'ho in fondo amato.
Si smuovevano i capelli
di noi anime ribelli,
pesavano i fardelli
nelle nostre corse a fine pasto;
volevo carezzarti
ma è mai stato così presto.
Il cammino è stato verso
quel misero lavor modesto.
Seppure non capace,
ma con lo spirito audace
t'ho rubato qualche bacio,
ma ora che ne faccio
se ti cerco e fingo col braccio?
Io Flò non ce la faccio,
sono anch'io pagliaccio
nel teatro della vita;
ho una parte da sembrar infinita,
e mi trascino a stento, a rilento
senza avere via d'uscita...
Ma tu dove sei finita?
Eppur di te ho sognato,
non volevo più lasciarti,
mi hai chiesto di seguirti
ed io pur ho accettato,
sei tu sola ad assopirti.
"A cosa servono la mani",
ricordi a fine testo?
Ebben quel che riesco
e di giungerle a preghiera,
non ho più maniera
di farti cosa gradita,
non farò alcuna gita
nella tua terra proibita
che del tuo esser ninfa
s'è privata.


Stefania Grieco - Cologno Monzese (MI)