Agenda dei poeti 2004

25 agosto 2004

RIMEMBRANZE

Ripenso a quand'ero bambino,
e ai giorni in cui, senza ragione,
disteso sul letto, supino,
vivevo d'immaginazione.
Con gli occhi socchiusi aspettavo
che ombre dapprima confuse
prendessero forma e inventavo
le storie più strane ed astruse.
Ed ecco che allora, su un lato,
di colpo appariva un castello,
un punto, appena accennato,
prendeva sembianze di uccello.
Soldati in assetto di guerra
spronavano i loro cavalli
facendo tremare la terra
e l'eco, giù giù per la valle,
portava lontano il fragore
spingendolo sin verso il mare.
In preda ad un cieco furore,
quell'orda sembrava avanzare
bramosa di nuova conquista
ma conscia che dentro le mura,
per ora nascosto alla vista,
impavido, senza paura
vi era qualcuno in attesa
deciso a donare sé stesso
in ultima, strenua difesa
dell'eremo amato, che adesso,
la furia voleva usurpare.
D'incanto, lassù, sui bastioni
si ergevano nitide e chiare,
in preda a violente emozioni
le sagome degli assediati.
Fendevano l'aria eccitata
migliaia di dardi infuocati
e l'arida, immensa spianata
da candida, quasi virginea
al rosso scarlatto tendeva.
Caduta, falciata una linea,
un'altra da dietro incombeva.
Ma anch'essa veniva respinta
con urla, tra sangue e sudore
da gente mai doma, mai vinta
baluardo sublime d'amore.
Sconfitto il nemico arretrava,
il tripudio era dentro il maniero
che grato al suo dio elevava
devoto il comune pensiero.
Poi nulla. Calava la sera
e un tetro silenzio incombeva.
La valle ammantata, già nera
pensava a quel giorno e piangeva.
E mentre gemeva, struggente,
pian piano venivo svegliato.
Ricordi di mamma fremente.
Ricordi di bimbo turbato.
Ma allora bastava un sorriso
perché la mia mente d'infante
tornasse, così, all'improvviso
serena e il cuore esultante.
Ma oggi un sorriso non basta
non serve nessuna magia
il mondo si sfascia, si guasta
sconfitto dall'ipocrisia.
Da questo ingranaggio venale,
in cerca di luce, non fuggo,
ma se lo sconforto prevale
mi sento impotente, mi struggo.
E penso a quand'ero bambino
e ai giorni in cui, senza ragione,
disteso sul letto, supino
vivevo d'immaginazione.

Antonio Galli - Morbio Inferiore (SUISSE)